giovedì 30 giugno 2011

Un mese in un post - Giugno 2011


Questo mese ho letto poco: solo due libri, anche se di due autori di cui non avevo ancora mai letto nulla, per un totale di 724 pagine.  Entrambe le letture mi hanno aiutato a progredire in alcune sfide (Sfida dell'Alfabeto, Sfida dei Serial Readers e Sfida Sono Così). Non ho effettuato nuovi acquisti ma ho ricevuto due libri, uno grazie a BookMooch e l'altro attraverso una catena di lettura su aNobii.

Libri letti:
L'Allegra Apocalisse di Aarto Pasilinna, Ed. Mondolibri, 315 p.
Il Figlio della Luce (Il Romanzo di Ramses #1) di Christian Jacq, Ed. Mondadori, 409 p.

Cover Originali:
  Libri ricevuti, acquistati, scambiati:
Labyrinth di Kate Mosse, Ed. Orion, 720 p. (BookMooch)
La dama e l'unicorno di Tracy Chevalier, Ed. Neri Pozza, 286 p. (catena di lettura)

Film visti:
Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare, Rob Marshall, 201
Il Discorso del Re, Tom Hooper, 2011
Sono il Numero Quattro, D.J. Caruso, 2011
A Cena con un Cretino, Jay Roach, 2010

martedì 28 giugno 2011

Il Figlio della Luce (Il Romanzo di Ramses #1)

sfide: serial readers 2011, sono così 2011
Titolo originale: Le fils de la lumière
Autore: Christian Jacq
Anno di pubblicazione: 1995
Editore: Mondadori
Pagine: 409

Iniziato il: 19 giugno 2011
Terminato il: 23 giugno 2011

Valutazione: ★★★
Il toro selvaggio, immobile, fissava il giovane Ramses.
Una bestia mostrusa: zampe grosse come pilastri, lunghe orecchie pendule, una barba dura sulla mandibola inferiore, il mantello bruno e nero. E aveva avvertito la presenza del giovane.

(incipit)

Purtroppo ho commesso l'ingenuità di leggere il secondo volume della saga (oltrettutto ormai l'ho quasi finito) prima di scrivere la recensione di questo libro, così adesso sono in parte condizionata dall'essere a conoscenza degli avvenimenti successivi. E' che questi romanzi, pur essendo abbastanza corposi, filano via fluidi e veloci: sono proprio appassionanti. Questo primo episodio narra della vita di Ramses prima di diventare Faraone e ci presenta un ragazzo bello, atletico, irruento e che in apparenza non sembra proprio fatto per il ruolo che suo padre Sethi prepara per lui: il candidato favorito agli occhi di tutti, infatti, è suo fratello Shenar, un uomo grasso, viziato, subdolo e ambizioso. [SPOILER]Solo verso la fine del volume assistiamo al periodo di reggenza di Ramses a fianco del padre e infine, nelle ultime pagine, ai momenti immediatamente successivi alla morte di Sethi[SPOILER].
Attorno a Ramses ruotano innumerevoli personaggi: la madre Tuya, il precettore Sary, gli amici Mosè (si, proprio quel Mosè: secondo alcune interpretazioni della Bibbia, sembra infatti che fosse proprio durante il regno di Ramesse II che Mosè colpì l'Egitto con le dieci piaghe per liberare il popolo ebraico dalla schiavitù), Ameni, Setau e Asha, la bella Iset e Nefertari, destinata come sappiamo a diventare la grande sposa reale.
Un punto di forza di questo romanzo è sicuramente il fatto che Jacq ci mostra l'umanità di queste figure così austere e misteriose quali sono quelle dei faraoni d'Egitto: a scuola ci descrivono il faraone come un essere di origine divina che sta al di sopra del popolo e del paese che governa, una figura quasi impalpabile e probabilmente questa era davvero l'impressione che faceva al popolo egiziano. In realtà, bisogna ricordarsi che il faraone era prima di tutto un essere umano, e di conseguenza anche lui doveva per forza essere vittima di timori, ansie e paure. Contemporaneamente, la presenza di un retroscena magico composto da rituali, amuleti, luoghi sacri e divinità aiuta a mantenere la figura del faraone in una posizione di confine tra il mondo degli uomini e quello degli dei e lo innalza nuovamente ad un livello superiore (a volte infatti, ho avuto l'impressione che il contesto culturale moderno entrasse a "contaminare" il racconto, ma credo sia inevitabile, a maggior ragione se si parla di una cultura così antica e in gran parte ancora sconosciuta). Una buona dose di intrighi e avventure pericolose aggiungono poi quell'elemento di "suspance" che impedisce al lettore di staccare gli occhi dalle pagine.
L'unica parte del romanzo che mi ha lasciato un po' perplessa e non mi ha convinta fino in fondo è stato l'arrivo di Menelao ed Elena al ritorno dalla guerra di Troia. Diciamo che mi è sembrato in parte forzato, sarà che non amo particolarmente gli intrecci di leggende o di avvenimenti. Anche il fatto che Omero abbia composto l'Iliade in Egitto... mah, non so. Fortunatamente i capitoli riguardanti i greci non sono molti e nel complesso questo primo capitolo della saga mi ha soddisfatto. Avendo già quasi terminato il secondo libro, mi azzardo a dire che "La dimora millenaria" è a mio parere più bello.

Ramses avrebbe conservato nel suo cuore ognuna delle parole pronunciate durante quella notte fuori dal tempo. A officiare non era sua madre, bensì una dea, e l'iniziazione trasportò lo spirito di Ramses nel cuore dei misteri della resurrezione. Più e più volte il giovane vacillò, credette di perdere ogni contatto con il mondo degli uomini e di dissolversi nell'aldilà, ma uscì vincitore da quel singolare combattimento e il suo corpo restò legato alla sua anima.
Con Sethi, l'avvenire era sembrato roseo: bastava ascoltarne i consigli, obbedirgli, seguire il suo esempio. Ai suoi ordini sarebbe stato così semplice e gioioso regnare! Neppure per un istante Ramses aveva immaginato di essere solo, senza quel padre il cui sguardo dissipava le tenebre.

sabato 18 giugno 2011

L'Allegra Apocalisse

sfide: alfabeto 2011, compratori compulsivi 2011, sono così 2011
Titolo originale: Maailman paras kylä
Autore: Arto Paasilinna
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Mondolibri
Pagine: 315

Iniziato il: 14 giugno 2011
Terminato il: 18 giugno 2011

Valutazione: ★★★★★
Il grande bruciachiese Asser Toropainen si preparava al trapasso. Era la settimana di Pasqua, la vigilia del Venerdì Santo. Asser aveva appena compiuto gli ottantanove anni, e aveva l'aria di uno che ai novanta non ci sarebbe arrivato. Non c'è niente da fare, la morte finisce per abbattere anche i tronchi più solidi.
(incipit)
Sinossi: La Terra non ci sopporta più. E basta un’enorme sbronza collettiva a New York per i festeggiamenti del nuovo Millennio e uno sciopero dei netturbini di Manhattan a scatenare una disastrosa catastrofe ecologica. Ah, mondo infame! Sarà arrivata l’Apocalisse? Parigi è finita sotto sei metri d’acqua e i pesci si aggirano per le strade e i caffè di Montparnasse; a San Pietroburgo esplode una centrale nucleare; nel mondo stravolto si scatena la Terza guerra mondiale, mancano le fonti di energia e l’economia globale è crollata. Ma in mezzo ai boschi del Kainuu, nella Finlandia centrale, Asser Toropainen, un vecchio comunista “grande bruciachiese”, in punto di morte ha destinato tutti i suoi beni alla costruzione di un tempio. E tutt’intorno a quest’improbabile santuario è cresciuta una comunità silvestre di gente laboriosa e gaudente che vive di caccia, pesca e giardinaggio, in autarchia e prosperità, indifferente alla catastrofe universale. Un gruppo di strampalati personaggi paasilinniani tanto geniali quanto testardi, che naviga in mezzo ai marosi di un pianeta che va in malora con l’incoscienza di un’Utopia senza tempo. Con lo sguardo ironico di Paasilinna ci troviamo a immaginare un passato e un futuro nemmeno così lontani, contemplando la vanità delle ideologie e del consumismo, e le farneticazioni della nostra civiltà inutilmente complicata. E se l’Apocalisse deve venire, che venga pure. Paasilinna non è certo il tipo da farsene un problema.


Quando posso dare 5 stelline ad un libro mi sento davvero felice e "L'allegra apocalisse" se le merita tutte. Ciò che più mi ha colpito è il contrasto che nello stesso tempo è fusione tra la tragicità degli eventi narrati e lo stile dell'autore che riesce a porre in chiave ironica ogni evento, senza per contro infastidire il lettore. Credo infatti che riuscire a mantenersi entro i limiti senza sfociare nel grottesco o addirittura nel ridicolo sia davvero difficile.

"L'allegra apocalisse" è un titolo perfetto per questo romanzo, forse addirittura (probabilmente sarà la prima ed unica volta che queste parole usciranno dalla mia bocca) migliore di quello originale che, tradotto con google translator dato che il finlandese ancora mi manca, significa "Il miglior villaggio del mondo". In effetti di apocalisse si parla, perchè quello in cui è ambientato in racconto è un mondo in completo declino, nel quale le persone muoiono per la fame, il freddo e le malattie, in cui non circolano automobili semplicemente perchè il petrolio non si trova più nemmeno sul mercato nero e che viene sventrato dalle bombe atomiche che seguono l'inizio della terza guerra mondiale. Indifferente o quasi a tutto questo disastro è una comunità sviluppatasi nei boschi della Finlandia attorno alla chiesa costruita secondo le ultime volontà di Asser Toropainen i cui abitanti riescono a sopravvivere in completa autonomia attraverso allevamento, agricoltura, caccia e pesca grazie alla saggia guida di Eemeli Toropainen, nipote del defunto Asser. Tutti questi ingredienti, che teoricamente avrebbero dovuto dar vita ad un romanzo straziante, attraverso la penna di Arto Paasilinna si trasformano in un libro che senza angosciare il lettore (anzi, spesso strappando un sorriso) lo fa riflettere sulla nostra condizione politica, economica, ecologica e sociale.


Dopo essersi inerpicato in cima al promontorio, lo sciatore si voltò a guardare lo specchio ghiacciato che si stendeva alle sue spalle, lasciando riposare lo sguardo sulle rive coperte da un manto di neve immacolata e tendendo l'orecchio ai fruscii del bosco. Una solida pineta secolare stormiva sul promontorio. Il sole primaverile aveva sciolto la neve ai piedi degli alberi più imponenti, svelando grandi chiazze di terreno sabbioso, insensibile al gelo. Impossibile immaginare un posto migliore per un eremo. Eemeli Toropainen si assicurò sulle mappe catastali che anche quei terreni intorno al lago facessero parte dell'eredità. Poi si accese un sigaro e dichiarò in tono solenne: «Diosanto, è su questa pietra che edificherò la mia chiesa.»
La moglie abitava a Vääksy, nei dintorni dello stabilimento della Nordica Assi e Tronchi Spa, nella loro vecchia villetta, sfuggita al fallimento perchè non era stata ipotecata a garanzia dei prestiti. Per una felice coincidenza, il divorzio era divenuto effettivo la stessa settimana in cui l'impresa era fallita. Un bel risparmio di lacrime: con un unico funerale Eemeli Toropainen aveva seppellito ditta e matrimonio. Nonostante tutto la separazione era stata amichevole, ed Eemeli non nutriva risentimenti nei confronti dell'industria del legno.
Al Lago delle Tempeste di bruciavano ciocchi di betulla ben stagionati, e nell'aria immobile e ghiacciata colonne di fumo si levavano dai camini come ceri accesi al cielo impietoso. Il gelo faceva risuonare la stuttura di legno del tempio di sinistri scricchiolii. E nella morsa della gelaverna, la campana mandava a volte da sé algidi rintocchi che si diffondevano sopra i boschi congelati con metalliche, spettrali risonanze.

martedì 14 giugno 2011

Il Discorso del Re

Titolo originale: The King's Speech
Regista: Tom Hooper
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Cast: Colin Firth (Re Giorgio VI), Guy Pearce (Re Edoardo VIII), Helena Bonham Carter (Regina Elisabetta), Timothy Spall (Winston Churchill), Geoffrey Rush (Lionel Logue)

Visto il: 01 giugno 2011
Valutazione: ★★★★★

Trama: Dopo la morte di suo padre Re Giorgio V (Michael Gambon) e l'abdicazione di suo fratello Edoardo VIII (Guy Pearce), Bertie (Colin Firth), che soffre da tutta la vita di una forma debilitante di balbuzie, viene incoronato Re Giorgio VI d'Inghilterra. Con il suo paese sull'orlo della II Guerra Mondiale e disperatamente bisognoso di un leader, sua moglie, Elisabetta (Helena Bonham Carter), la futura Regina Madre, organizza al marito un incontro con l'eccentrico logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush). Dopo un inizio burrascoso, i due si mettono alla ricerca di un tipo di trattamento non ortodosso, finendo col creare un legame indissolubile.


Avevo sentito parlare tanto di questo film, e il fatto che tutti dicessero che fosse così bello, così profondo... non lo so, mi faceva sospettare un tremendo mattore. Incoraggiata però dalla presenza di Colin Firth e Geoffrey Rush mi sono detta: "ma si, vediamolo, al massimo se mi annoio spengo..". Dopo due ore di film che mi sono sembrate mezza per quanto mi è volato, ho capito perchè abbia ricevuto così tante nomination e abbia vinto i meritatissimi Oscar come miglior film e miglior attore protagonista. Re Giorgio VI, la Regina Elisabetta e Lionel Logue sono così immensamente e profondamente umani, con i loro pregi ed i loro difetti, che non possono non catturare l'affetto dello spettatore, il quale si identifica nelle debolezze, nelle paure, ma anche nel coraggio e nella forza dimostrate da tutti e tre. Io credo che anche Rush e la Bonham Carter si sarebbero meritati l'Oscar come migliori attori non protagonisti, perchè senza la loro incredibile bravura, se Colin Firth fosse stato lasciato solo a sostenere tutto il peso del ruolo, sicuramente non sarebbe uscita quell'opera emozionante ed intensa che invece è emersa. Mentre guardavo il film, più volte ho pensato ad un concerto, in cui tutti gli strumenti sono perfettamente accordati e collaborano l'uno con l'altro per la creazione della melodia perfetta. Davvero un'opera intelligente, bilanciata, in cui tutti dicono e fanno la cosa giusta al momento giusto, l'ambientazione è perfetta e le inquadrature sono favolose. Anche i sentimenti suscitati sono perfettamente dosati e il film è intenso ma non fa piangere, è ironico ma non fa sbellicare dalle risate. Insomma, perfetto.

martedì 7 giugno 2011

Una Notte da Leoni 2

Titolo originale: The Hangover 2
Regista: Todd Phillips
Anno: 2011
Genere: Commedia
Cast: Bradley Cooper (Phil), Zach Galifianakis (Alan), Justin Bartha (Doug), Todd Phillips (Mr. Creepy), Ed Helm (Stu Price)

Visto il: 29 maggio 2011
Valutazione: ★★★ e mezzo


Trama: Phil, Stu, Alan e Doug partono alla volta della Thailandia per il matrimonio di Stu. Dopo l’indimenticabile addio al celibato di Las Vegas, Stu decide di non correre rischi e opta per un piccolo e sicuro brunch pre-matrimoniale. Ma le cose non vanno come previsto: quel che accade a Vegas rimane a Vegas, come recita il detto, ma quello che avviene a Bangkok non lo si può nemmeno immaginare.


Mi dispiace non mettere le 4 stelline, perchè mi ha fatto proprio ridere, anche se non quanto il primo episodio (ecco il motivo del voto più basso): con questo infatti sapevo cosa mi aspettavo, mentre con "Una notte da leoni" sono andata al cinema con l'incognita. Certo, anche questa volta il rischio c'era, perchè si rischiava di creare una replica neanche troppo divertente, invece è stato grande! ^_^

Una menzione d'onore va sicuramente ad Alan, perchè senza il suo personaggio il film probabilmente non esisterebbe [SPOILER](anche perchè per la seconda volta è lui la causa di tutto)[SPOILER], mentre mi piace sempre di più Bradley Cooper, perchè lo sto vendendo recitare in molti ruoli diversi. Certo, il massimo sarebbe vederlo in lingua origninale ma quando guardo un film, anche a casa, generalmente è perchè ho voglia di staccare, mentre per guardarlo in lingua originale ho bisogno di concentrarmi, altrimenti non capisco un tubo.

Comunque, al termine della visione del film la domanda è sorta spontanea: ma la scimmietta è sempre la stessa dei Pirati dei Caraibi e di Una notte al museo??

lunedì 6 giugno 2011

Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare

Titolo originale: Pirates of the Caribbean: On Stranger Tides
Regista: Rob Marshall
Anno: 2011
Genere: Avventura
Cast: Johnny Depp (Jack Sparrow), Penelope Cruz (Angelica), Ian McShane (Capitano Barbanera), Geoffrey Rush (Capitan Barbossa)

Visto il: 04 giugno 2011
Valutazione: ★★★★

Trama: In Pirati dei Caraibi 4, Johnny Depp torna a vestire gli ironici panni del Capitano Jack Sparrow. Quando Jack incontra Angelica, non è certo se si tratti di amore o se lei sia una spietata artista dell'imbroglio intenzionata a usarlo per trovare la leggendaria Fontana dell'Eterna Giovinezza. Nel momento in cui lo costringe a salire a bordo della Queen Anne's Revenge, la nave del famigerato pirata Barbanera, Jack si ritrova in un'inaspettata avventura in cui non sa chi temere di più: Barbanera o la donna del suo passato.


Temevo un'amara delusione: quattro film sono davvero tanti e dopo l'abbandono di Orlando Bloom e Keira Knightley e la comparsa di Penelope Cruz ficcata dentro solo per inserire la presenza femminile, temevo che ormai la credibilità di Jack Sparrow stesse per volgere al termine. Ho sottovalutato Johnny, devo ammetterlo: lui e Jeoffrey Rush da soli sono in grado di reggere tutto il film, aiutati da un sacco di favolosi effetti speciali. Anzi, dirò di più: ormai la storia di Will ed Elizabeth è esaurita e il loro coinvolgimento sarebbe stato solo una forzatura, mentre Barbossa è una "spalla" mitica per Jack (Jeoffrey Rush mi è sempre piaciuto un sacco e nella saga dei Pirati è sicuramente il migliore).

La storia è in linea con le avventure soprannaturali di Jack, che purtroppo non ha più la sua amata Perla Nera e si imbarca con la ciurma di Barbanera per andare alla ricerca della Fonte della Giovinezza. I costumi e le ambientazioni sono come sempre fantastiche e poi... le sirene... bellissime, le hanno fatte troppo bene!! Come sempre non mancano le risate ma ci sono anche dei momenti romantici [SPOILER(no, in questi Jack non centra per fortuna: non l'hanno stravolto!)SPOILER] e infine, dulcis in fundo, una nuova scoperta: costui, l'affascinante predicatore che accompagna la ciurma per tentare di salvare l'anima di Barbanera (lo so, non sono una recesitrice seria ^_^).