martedì 30 marzo 2010

Zia Mame

Titolo originale: Auntie Mame
Autore: Patrick Dennis
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Adelphi
Pagine: 354

Iniziato il: 22 marzo 2010
Terminato il: 30 marzo 2010
Valutazione: ★★★
Immaginate di essere un ragazzino di undici anni nell'America degli anni Venti. Immaginate che vostro padre vi dica che, in caso di sua morte, vi capiterà la peggiore delle disgrazie possibili, essere affidati a una zia che non conoscete. Immaginate che vostro padre - quel ricco, freddo bacchettone poco dopo effettivamente muoia, nella sauna del suo club. Immaginate di venire spediti a New York, di suonare all'indirizzo che la vostra balia ha con sé, e di trovarvi di fronte una gran dama leggermente equivoca, e soprattutto giapponese. Ancora, immaginate che la gran dama vi dica "Ma Patrick, caro, sono tua zia Mame!", e di scoprire così che il vostro tutore è una donna che cambia scene e costumi della sua vita a seconda delle mode, che regolarmente anticipa. A quel punto avete solo due scelte, o fuggire in cerca di tutori più accettabili, o affidarvi al personaggio più eccentrico, vitale e indimenticabile che uno scrittore moderno abbia concepito, e attraversare insieme a lei l'America dei tre decenni successivi in un foxtrot ilare e turbinoso di feste, amori, avventure, colpi di fortuna, cadute in disgrazia che non dà respiro - o dà solo il tempo, alla fine di ogni capitolo, di saltare virtualmente al collo di zia Mame e ringraziarla per il divertimento.

Ho letto questo libro quasi sempre sull'autobus che mi porta da casa all'ufficio e viceversa e credo di aver fatto la mia bella figura da scema ridacchiando da sola per buona parte del tempo.

Zia Mame non è la voce narrante del libro, ma ne è la protagonista indiscussa dal momento esatto in cui appare per la prima volta di fronte al suo terrorizzatissimo nipote Patrick in tenuta da geisha, all'interno di una casa in perfetto stile giapponese. Il suo carattere è chiarissimo da subito: è completamente pazza e talmente ricca da poterselo abbondantemente permettere, è eccentrica, energica, frizzante e molto, molto ingenua. Passa da un'idea balzana all'altra, è anticonformista, e molto colta. Nonostante l'obiettivo sia puntato costantemente su di lei che, esattamente come nella sua vita, riesce ad essere al centro dell'attenzione del lettore per tutto il libro, Patrick è una spalla perfetta, soprattutto nel momento in cui inizia a crescere e riesce a tenerle testa.

Devo ammettere che in alcuni momenti il comportamento di Mame mi dava piuttosto sui nervi: troppo ingenua e troppo svampita (a volte il dubbio che fosse davvero stupida si faceva strada prepotentemente), fossi stata in Patrick le avrei mollato due ceffoni per farla tornare in sè, ma alla fine quella è la caratteristica che la rende un personaggio divertente e originale.

venerdì 26 marzo 2010

The No.1 Ladies' Detective Agency (The No.1 Ladies Detective Agency Serie #1)

Autore: Alexander McCall Smith
Anno di pubblicazione: 2003
Editore: Abacus
Pagine: 256

Iniziato il: 14 marzo 2010
Terminato il: 21 marzo 2010
Valutazione: ★★★★
Trama: Wayward daughters. Missing husbands. Philandering partners. Curious conmen. If you've got an apparently insoluble problem, then pay a visit to Precious Ramotswe, Botswana’s finest – and only – female private detective. Her methods may be unconventional but she's got warmth, wit and canny intuition on her side, not to mention her friend Mr J. L. B. Matekoni, proprietor of Tlokweng Road Speedy Motors. Precious is going to need them all as she sets out on the pitfall-strewn trail of a missing child.

Solo tre parole: una-fantastica-scoperta! Era da tanto tempo che questa serie ammiccava dagli scaffali delle librerie di tutta Milano, poi per mia fortuna ho scoperto che il primo episodio non è stato tradotto in italiano e mi sono decisa ad acquistarlo in inglese (su questo sito: Book Depository che merita davvero un sacco di pubblicità in quanto spedisce direttamente dagli UK senza spese di spedizione...insomma, considerando che in Inghilterra i libri costano meno rispetto che qui da noi, risparmio molti più soldi acquistandoli in inglese. I libri arrivano entro 1 o 2 settimane dall'evasione dell'ordine, si può pagare anche con paypal...insomma, è una figata e soprattutto non è una fregatura, ho già fatto due ordini e sono arrivati entrambi! Oltretutto non aspettano di raccogliere tutti i libri acquistati per inviare un unico pacco, ma a mano a mano che trovano i libri li spediscono singolarmente! - n.b. no, non ricevo mazzette da The Book Depository, mi trovo talmente bene che li consiglio a chiunque). Non ho mai fatto una scelta migliore! L'inglese con cui è scritto è semplice e si capisce davvero tutto perfettamente: è un ottimo esercizio per la lingua.

Il romanzo racconta la vita di Precious Ramotwe dall'infanzia alla decisione di diventare la prima detective donna del Botswana e le sue indagini. Non c'è nulla di macabro, truculento o particolarmente pieno di suspance, i casi che le vengono sottoposti sono, almeno in questo primo libro piuttosto semplici e innoqui, ad eccezione forse del rapimento del bambino da parte dello stregone e infatti la bellezza di questo libro non sta nei casi specifici, ma nel modo di narrare: la descrizione del Botswana mi ha affascinata, non so se uno scrittore europeo possa essere in grado di parlare in modo abbastanza valido di un paese così diverso dal proprio, però le immagini del libro mi sono entrate dentro, il personaggio di Mma Ramotswe non può non conquistare nel suo modo acuto ma allo stesso tempo delicato di vedere la vita e in ogni caso nel libro sono trattati molti temi interessanti, uno dei quali è sicuramente la violenza sulle donne, avvenimento che Mma Ramotswe purtroppo sperimenta nella sua vita. Vi è poi la perdita di un figlio, il matrimonio, il rapporto tra genitori e figli, il ruolo della donna, ecc.

Adesso mi aspetta tutta la serie di libri perchè mi hanno davvero entusiasmata!

He looked at her in the darkness, at this woman who was everything to him: mother, Africa, wisdom, understanding, good things to eat, pumpkins, chicken, the white sky across the endless, endless bush, and the giraffe that cried, giving its tears for women to daub on their baskets; O Botswana, my country, my place.

lunedì 15 marzo 2010

La foresta dei pigmei (Le avventure di Aquila e Giaguaro #3)

Titolo originale: El bosque de los Pigmeos
Autore: Isabel Allende
Anno di pubblicazione: 2004
Editore: Feltrinelli
Pagine: 189

Iniziato il: 10 marzo 2010
Terminato il: 14 marzo 2010
Valutazione: ★★★★
Trama: Kate Cold, il nipote Alex e l'amica Nadia ricevono dal "National Geographic" l'incarico di preparare un reportage sui safari che si svolgono a dorso d'elefante. A Nairobi Alex e Nadia incontrano un'indovina che li avverte di un pericolo imminente: saranno costretti ad affrontare un mostro a tre teste e solo se resteranno uniti riusciranno ad avere la meglio. Quando incontrano Fratel Fernando, un missionario alla ricerca di due confratelli, decidono di aiutarlo. Si ritroveranno nel cuore della giungla dove verranno in contatto con una tribù di pigmei caduti in disgrazia da quando la sacerdotessa Nana-Asante è stata sconfitta e il loro villaggio è diventato feudo di tre personaggi: il re Kosongo, il militare Mbembelé e lo stregone Sombe...

Ultimo episodio delle avventure di Aquila e Giaguaro che, secondo me, si riprende perfettamente: mentre "Il Regno del Drago d'oro" mi aveva un po' delusa perchè assomigliava troppo a "La città delle Bestie", qui la storia è differente e anche le parti inverosimili vengono molto ridimensionate. Nadia e Alexander sono ancora più grandi e tra di loro inizia ad insinuarsi un sentimento diverso dall'amicizia; anche Kate Cold, finalmente, sembra essere diventata più fiduciosa nel nipote e soprattutto, diminuiscono notevolmente le volte in cui ripete l'odiosa frase: "non chiamarmi nonna" che, francamente, aveva un po' rotto!

Kate, Alexander, Nadia e i due fotografi sfigati (ogni volta uno dei due rischia di restarci) si recano in Africa per un reportage e vengono coinvolti, dopo un’incidente aereo, nella ricerca di informazioni su dei missionari scomparsi in un villaggio dominato da tre figure che incutono terrore in tutte le popolazioni vicine: il re Kosongo, il comandante dell’esercito Mbembelè e lo stregone Sombe. Giunti sul posto si trovano di fronte ad una situazione difficile e pericolosa: i missionari sono stati uccisi, la popolazione locale è terrorizzata e i ragazzi vengono arruolati nell’esercito a forza, mentre i pigmei sono trattati come schiavi in quanto considerati non umani. Conquistata la fiducia di questi ultimi, Nadia e Alexander decidono di aiutarli e organizzano la rivolta dalla foresta, dove sono riusciti a fuggire, e sfruttando la convinzione di Kosongo e Mbembelé che nessuno avrebbe mai osato sfidarli.

Mi è piaciuta molto l'idea di parlare di un argomento purtroppo ancora molto attuale come lo sfruttamento di alcune popolazioni (in questo caso africane) da parte di persone senza scrupoli che impongono un regime di terrore che non viene spezzato nonostante la differenza numerica tra oppressi e oppressori sia quasi sempre enorme. Devo dire la verità: ho iniziato a sospettare quella che si è rivelata la "sorpresa" finale quasi da subito, ovvero che Kosongo, Mbembelé e Sombe fossero la stessa persona, aiutata soprattutto dalla profezia della veggente sul mostro a tre teste e dal fatto che i tre non comparivano mai contemporaneamente, però questo non è per forza negativo, dato che mi è piaciuto come sono stati sviluppati sia l'inganno che lo smascheramento, anche se forse un maggiore approfondimento della storia dei cattivi e della sorte dei missionari scomparsi non avrebbe guastato. Fortunatamente, questa volta non ci sono stati tradimenti, cosa che mi avrebbe dato parecchio fastidio.

Ho notato che in questi tre libri, in genere, sono i personaggi secondari a risultare i migliori: Angie è fantastica, ed anche il gruppo di guerrieri pigmei sono stati dipinti molto bene. Nel complesso consiglio questa saga, perché molto piacevole e leggera, ma, da quanto ho letto in diversi commenti, bisogna stare molto attenti a considerarla una cosa a parte rispetto a “La casa degli spiriti” o altri libri della Allende per non rischiare di rimanere delusi.

giovedì 11 marzo 2010

Il regno del drago d'oro (Le avventure di aquila e giaguaro #2)

Titolo originale: El reino del dragòn de oro
Autore: Isabel Allende
Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Feltrinelli
Pagine: 257

Iniziato il: 3 marzo 2010
Terminato il: 10 marzo 2010
Valutazione: ★★★
Trama: Un piccolo e paradisiaco paese, il Regno Proibito, incastonato tra le montagne dell'Himalaya, che vive in uno splendido e pacifico isolamento da milleottocento anni; un monaco buddista che si sta occupando della formazione spirituale del giovane erede al trono; un prezioso oracolo in grado di predire il futuro in una lingua sconosciuta, quella anticamente usata dagli yeti. Questi sono gli ingredienti della nuova avventura di Nadia e Alexander, già protagonisti di "La città delle bestie", ora alle prese con una pericolosa setta di sanguinari banditi indiani assoldati da un'organizzazione criminale internazionale per trafugare la preziosa statua dai poteri divinatori e per rapire il re che sa come interpellarla.

Questa nuova avventura di Aquila e Giaguaro non è stata entusiasmante come la prima, soprattutto mi è mancata la suspance: ho notato infatti che il meccanismo della vicenda è stato esattamente lo stesso che però se nel primo libro, "La città delle bestie", era una sorpresa, qui è stato troppo prevedibile: la donna che prima sta simpatica a tutti che in realtà si scopre essere una traditrice. Peccato perchè la storia è carina e i nuovi personaggi sono tutti pensati bene, compresi gli Jeti. Quello che invece non mi ha entusiasmata è stato il personaggio di Kate Cold, sempre uguale a sè stessa con l'atteggiamento finto-scorbutico nei confronti del nipote che non può chiamarla "nonna", mentre sia Alex che Nadia hanno avuto una notevole crescita, soprattutto il primo. Un'altro aspetto un po' stonato è stata l'eccessiva presenza della magia, che mi ha dato l'impressione di venire a volte usata in modo un po' comodo, dato che non si riusciva ad inventare niente di meglio.

Piccola nota personale: ho letto molte recensioni su internet di persone che, avendo trovato il libro noioso e non avendoci visto la solita mano della Allende, hanno giustificato il tutto dicendo che, essendo un libro per ragazzi, può anche essere accettabile. Io credo, però, cha anche "Alice nel Paese delle Meraviglie" sia un libro per ragazzi, come anche "L'isola del Tesoro" o "Piccole Donne"...eppure non mi sembra che manchi la qualità in quei libri. Certo, il linguaggio è a volte più semplice e non ci sono violenze o situazioni particolarmente impressionanti, ma questo non vuol dire che siano scritti male o che le storie non siano appassionanti. Se un libro è una delusione, lo è indipendentemente dal fatto che sia per ragazzi o per adulti.

giovedì 4 marzo 2010

Favole

Autore: Esopo
Anno di pubblicazione: 1993
Editore: Feltrinelli
Pagine: 108

Iniziato il: 3 marzo 2010
Terminato il: 3 marzo 2010
Valutazione: ★★★

Le più classiche delle classiche sono le favole di Esopo, che attraverso gli animali riflettono delle abitudini e dei comportamenti tipici umani che, guarda un po', riescono ad essere attuali anche nel 2010.

Sicuramente il significato di alcune è molto difficile da comprendere, mentre ho notato che altre sembrano, più che favole, delle specie di barzellette. Questa per esempio:

Un medico visitò l'ammalato.
- Che abbiamo?

- Ho sudato tanto; troppo ho sudato.

- Benone.

Tornò una seconda volta.

- Che c'è di nuovo?

- Ho sentito un gran freddo; non ho fatto che tremare.

- E' bene anche questo.

Alla terza visita l'ammalato si lamentava di essere stato colto dalla diarrea.

- Anche questo è bene - disse.

Giunse un parente a far vista.

- Come si va? - domanda.

- Eh... a forza di andar bene, me ne vado all'altro mondo.

A me ha fatto ridacchiare, soprattutto pensando a quanti secoli fa è stata scritta.

mercoledì 3 marzo 2010

Tutta un'altra musica

Titolo originale: Juliet, Naked
Autore: Nick Hornby
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Guanda
Pagine: 316

Iniziato il: 23 febbraio 2010
Terminato il: 2 marzo 2010
Valutazione: ★★★ e mezzo
Trama: Ci sono coppie in perenne calma piatta. Annie e Duncan lo sanno bene. Convivono da quindici anni a Gooleness, torpida cittadina inglese sul mare, e la loro esistenza è scandita da qualche lettura in comune, l'uscita di un nuovo film, ogni tanto un concerto a Londra. Non hanno figli e nemmeno rischiano di averne, vista l'evanescenza della loro vita sessuale. Ma da un po' di tempo Annie prova un impellente desiderio di maternità, mentre Duncan non fa che coltivare la sua unica, ossessiva passione: Tucker Crowe, cantante cult americano sparito dalla scena musicale intorno alla metà degli anni Ottanta. La venerazione per Tucker, condivisa via Internet da qualche centinaio di adepti sparsi per il mondo, assorbe ogni istante delle sue giornate; e Annie comincia a chiedersi che senso abbia continuare una relazione che forse è stata solo una perdita di tempo. In questa quiete inamovibile, a Duncan arriva per posta una versione inedita dell'album più famoso di Tucker. È la scintilla che innesca una serie di eventi inaspettati, che porterà l'insoddisfatta Annie a conoscere Tucker in persona... Il nuovo romanzo di Nick Hornby si snoda sotto il binomio amore e musica, ma coglie anche in modo inatteso, originale, il tema della creatività e dei suoi alti e bassi, incarnato da questo ex musicista squattrinato in perpetua crisi, titanico esempio di fallito sentimentale.

Ogni volta che leggo un nuovo libro, la prima domanda è sempre la stessa (e ultimamente con un po' di irritazione): ma perchè i traduttori danno sfogo alle loro più recondite fantasie quando si tratta di tradurre il titolo? Si sentono per caso repressi perchè loro i libri non li scrivono e prendono così possesso dei titoli altrui per sfogarsi? Nel mio misero anno a mediazione linguistica ho almeno imparato che, quando non è possibile dare una traduzione letterale (e anche qui a volte non si capisce perchè titoli molto semplici vengano inspiegabilmente trasformati) si dovrebbe cercare di trasmettere lo stesso messaggio nel modo più efficace consentito dalla lingua in cui si traduce. Nel caso di questo libro mi sono chiesta perchè "Juliet, Naked", titolo non solo del libro, ma dell'album di Tucker Crowe a causa del quale accadono tutte le vicende narrate e che viene nominato più volte all'interno del libro stesso (i lettori saprebbero quindi perfettamente di cosa si sta parlando), venga tradotto "Tutta un'altra musica". Perchè? Ci sarà un motivo per cui Nick Hornby ha voluto chiamarlo "Juliet, Naked", non credo che gli scrittori mettano a casaccio i titoli ai loro libri. Quindi perchè la signora Silvia Piraccini non poteva lasciare il titolo originale, dato che era intraducibile? Si sarebbe capito perfettamente al secondo capitolo, non era necessario inventarsi un titolo nuovo! Ok, sono acida, ma non ne posso più!!!

A parte questo il libro mi ha abbastanza soddisfatta senza entusiasmarmi: come per Tracy Chevalier non avevo mai letto nulla di Hornby, quindi non posso fare paragoni del tipo "mi è piaciuto di più/di meno di...". La storia è sicuramente molto leggera e tendente alla "commedia romantica" cinematografica. In dvd quelle storie mi piacciono perchè mi intrattengono, rilassano e mi fanno sorridere, però nei libri cerco qualcosina di più, il che non significa che leggo solo libri impegnati, però mi piacciono le storie coinvolgenti e "Tutta un'altra musica" non c'è riuscito molto; mi sono sentita più un'osservatrice esterna dei fatti che non una "presenza" che ride o soffre insieme ai protagonisti.

Il personaggio che più ho apprezzato è stata Annie: mi ha intenerita la sua incapacità di liberarsi autonomamente da una relazione assolutamente "di routine", il suo desiderio di diventare madre spinto fino all'estremo, addirittura cercando di farsi mettere incinta da Tucker (ok, non è un gesto proprio esemplare, però non riesco a non mettermi nei suoi panni). Quello che invece non ho proprio sopportato è stato Duncan, saccente fino al midollo (che nervoso quando critica la recensione di Annie, o sminuisce le osservazioni di Gina, assolutamete azzeccate, sul significato di una delle canzoni di Juliet).

Nonostante tutto, anche il personaggio di Tucker esce vincente dal romanzo, anche se non si può certo dire che sia un modello di virtù maschile: è codardo, egoista e non è in grado (o meglio, non ha nessuna voglia) di prendersi le proprie responsabilità. Però è simpatico, ha quello humor inglese che mi fa impazzire e spesso mi ha fatto ridacchiare tra me e me.

Un'aspetto positivo di "Tutta un'altra musica" è sicuramente stato il toccare un argomento che negli ultimi anni mi ha riguardata molto, sia direttamente che indirettamente, ovvero lo scorrere del tempo e il rendersi conto, a mano a mano che passano gli anni, di averne perso un sacco facendo o subendo scelte sbagliate, non avendo avuto subito il coraggio di cambiare direzione. Fortunatamente però, mettendola in proverbio, "finchè c'è vita c'è speranza" e finchè si vive, infatti, c'è sempre il tempo di darsi uno scossone e di buttarsi nel mondo con l'obiettivo di recuperare, almeno in parte, quello che si è perduto.

lunedì 1 marzo 2010

Che fine hanno fatto i Morgan?

Titolo originale: Did you hear about the Morgans?
Regista: Marc Lawrence
Anno: 2010
Genere: Commedia
Cast: Hugh Grant (Paul Morgan), Sarah Jessica Parker (Meryl Morgan)

Visto il: 28 febbraio 2010
Valutazione: ★★★

Trama: Meryl e Paul Morgan sono separati, vivono a New York e sono due persone di successo: avvocato lui, agente immobiliare lei. Una sera, dopo essersi incontrati per una cena, i due assistono ad un omicidio ed entrano così nel programma protezione testimoni. L'FBI li spedisce per una settimana a Ray, nel Wyoming, un paesino sperduto senza negozi nè tecnologie, in attesa di trovare loro due destinazioni definitive separate. La convivenza forzata, però, li costringerà a riavvicinarsi.


Film molto carino, mi sono piaciuti molto i personaggi nonostante non abbia una particolare simpatia per Sarah Jessica Parker, mentre adoro Hugh Grant con la sua faccia da schiaffi e lo humor inglese. E' una bella commedia romantica: la storia è carina, l'ambientazione del Wyoming è davvero molto bella e loro due sono una coppia divertente. Consigliato!!!

«Come hai dormito?»
«Non benissimo: c'è troppo silenzio, sentivo le mie cellule separarsi»
(Paul Morgan/Hugh Grant dopo la prima notte a Ray)